Io ho la pancia, Carlo ha la pancia, usciamo dalla pancia; mangiare è necessario, mangiare è un piacere, mangiare è un diritto; la gola è un peccato, chi avanza nel piatto è viziato, quello che scade viene buttato. Accumuliamo, sprechiamo, inventiamo, facciamo di un bisogno un capriccio, di una gioia un dolore, di un’arte un pasticcio.
Il cibo è un’ossessione del nostro tempo: cosa, quando, quanto, come, perché, dove, con chi. Domande che si possono declinare in ogni ambito, ma che, associate al cibo, fanno impressione anche senza che le risposte vengano date: sufficienti da sole ad aprire scenari che fanno paura o che fanno ridere. Dalla moda del cibo alla sua sofisticazione dal parte dell’industria alimentare, tra ipnotiche elencazioni di ogni specie di strani menù e giochi di parole trasformati in ossessive litanie, in un flusso verbale incalzante sull’eco di un vacuo bla bla televisivo. La performance, su testo e regia di Babilonia Teatri, è uno dei brani dello spettacolo Parole per la Terra, un progetto sul rapporto fra uomo e ambiente realizzato nel 2009 a Napoli in collaborazione con il Napoli Teatro Festival Italia, il Festival della Scienza di Genova e con il coordinamento artistico di Carlo Presotto