#POURPARLER una stand-up un po’ veneta, un po’ italiana come non l’avete mai sognata. Uno spettacolo teatrale dedicato al potere delle parole. In scena un microfono ed un’attrice. Uno spettacolo teatrale dedicato al potere delle parole. In scena un microfono ed un’attrice. Ed una serie di contributi video, interviste con personaggi esilaranti e folli. Un viaggio alla scoperta delle parole, che possono essere finestre oppure muri. A me le parole hanno sempre affascinato in modo quasi erotico. Per il loro significato ed a volte, lo ammetto solo per il suono.
Ci sono parole bellissime come TRASVERBERAZIONE, che significa la trafittura del cuore del putto da parte dell’Altissimo, poco usata, che peccato. E poi ci sono parole controverse come SINDACA o ARCHITETTA, che il pubblico potrà affrontare a testa alta, scoprendo finalmente il perché. Ci sono parole così difficili da gestire come DESIDERARE che deriva da sidera – astri e significa sentire la mancanza delle stelle. E parole senza passato, come TIKTOKER o YOUTUBER o INFLUENCER, che potrebbero sembrare funghi, o muffe, o scherzi di un poeta.
Io sono ipocondriaca, e la prima volta che ho sentito la parola lesbica pensavo fosse una malattia, e mi sono spaventata. Insomma le parole sono pa-rabole, raccontano delle storie.
#POURPARLER gioca con le parole per raccontare storie di lotta e d’amore ma anche di odio e di ribellione. Storie che fanno ridere fino alle lacrime e lacrime che aprono scorci di paesaggi umani.
#POURPARLER si ispira alla stand-up americana, declinandola in una modalità personalissima, per capire qualcosa del mondo in cui stiamo vivendo usando una ironia sagace e pungente. Una stand up molto queer, molto femminista e molto sexy. Se i greci hanno inventato la perifrastica passiva ci sarà un perché.
#POURPARLER è uno spettacolo in continua trasformazione, ogni sera parole nuove, e nuove storie. E se è vero che oggi si comunica qualunque cosa, alle volte addirittura il nulla, #POURPARLER è all’esatto opposto, uno spettacolo alla disperata ricerca di un senso. E di un centro di gravità permanente. O anche solo di Battiato nei peggiori bar di periferia. Uno spettacolo virale, destinato a propagarsi ovunque, come un virus su tiktok. Nell’era dell’odio digitale, uno spettacolo che serve a combatterlo anche dentro di noi, quando neppure ci accorgiamo di averlo introiettato. Una serata alla ricerca delle parole giuste per amare senza distinzione di sesso, di razza di lingua e di religione.