Un volume cubico neutro, metri 5×5.
Una guaina di teli neri.
Quattro performer che aggrediscono la scatola teatrale da tagli e aperture. Partendo dalla formula svelare occultando Teatro Sotterraneo imposta un funerale consapevole di stare sulla scena, una catena di montaggio che va dalla produzione all’imballaggio fino allo smaltimento, presentazione scenica che offre e poi rimuove, impacchetta, mette via cose e persone.
Post-it agisce per sottrazione: l’azione all’azione, il parlato al parlato, le cose alle cose, un sistema di frammentazioni entro cui i corpi agiscono in modo costretto – dagli spazi, dai materiali, dall’obiettivo di togliersi.
Post-it è un recesso, un dimenticatoio dove cercare e verificare ogni possibile Fine: nel consumo di oggetti, nell’esaurirsi di un discorso o di una partitura, nell’assenza che prelude sempre e comunque al ritorno.