MADRE ci racconta di un figlio e una mamma contadina: lei è caduta dentro un pozzo. Per disattenzione? Per follia? Per scelta? Non si tratta di un dialogo: è un dittico, composto da due monologhi, lui che la sgrida e va a cercare gli strumenti, argani e moschetti, tubi di ferro e carrucole, la “tecnologia” per tirarla fuori; lei che in fondo, nel fondo di quel pozzo che pare infinito, confessa di non avere paura, di non sentirsi a disagio. Da quel paesaggio desolato si staglia l’allegoria di una Madre Terra sempre più avvelenata, l’incubo di una “tecnologia” che, anziché aiutare con discrezione l’umanità, si pone come arrogante e distruttrice, capace di devastare equilibri millenari. Nell’intarsio del testo, tra italiano e dialetto romagnolo, emergono due figure in bilico tra la realtà cruda dei nostri giorni e i simboli di un futuro minaccioso e indecifrabile: sembrano emblemi di una fiaba orientale.
Tre artisti dallo stile inconfondibile si sono incontrati per creare MADRE: Ermanna Montanari, attrice e autrice, Stefano Ricci, pittore e illustratore, Daniele Roccato, compositore e contrabbassista solista. A partire dalla drammaturgia scritta per loro da Marco Martinelli, si confrontano in scena intrecciando gli onirici disegni live di Ricci alle magmatiche sonorità vocali di Montanari, che dà voce sia al Figlio che alla Madre, e a quelle dolci e lancinanti del contrabbasso di Roccato.
gio 16 marzo ore 18 | Palazzo Cordellina, Biblioteca Civica Bertoliana
ermanna montanari. l’abbaglio del tempo
presentazione del libro e incontro con l’autrice
Per AstraClub, il laboratorio di approfondimento alla visione della rassegna Terrestri, uno speciale appuntamento in occasione dello spettacolo Madre di Montanari/Martinelli/Ricci/Roccato, in scena la sera successiva, venerdì 17 marzo, al Teatro Astra: incontreremo Ermanna Montanari, che ci presenterà il libro L’abbaglio del tempo (ed. La nave di Teseo), a Palazzo Cordellina in collaborazione con Biblioteca Civica Bertoliana.
“Nel casolare in cui vivevo da bambina c’era una stanza al pianterreno che si teneva sempre chiusa, chiamata ‘la câmbra da rizévar’, la camera da ricevere, che per comprarla il nonno vendette la più preziosa mucca da latte della sua stalla. La camera si apriva solo due volte l’anno, a Pasqua e a Natale, per accogliere i parenti, tutti abbigliati nei loro goffi vestiti della domenica. Ci si sedeva sulle sedie ancora ricoperte col nylon e si stava a occhi bassi per il pudore di guardarsi nelle specchiere. La camera da ricevere era un luogo ostinatamente cieco e fantasticamente seducente per la mia curiosità infantile. Quella camera era la cassa di risonanza, il risucchio di tutte le voci della natura, di tutti gli attraversamenti del giorno che la stanza trasformava in notte: le cantilene dei braccianti nei campi, il mugghiare delle mucche nelle stalle e il continuo rimestare di vivande. La camera da ricevere era diventata il nascondiglio dove, senza essere vista, potevo confidare le mie avventure canterine e i miei travestimenti, che da lì iniziarono a prendere forma. A vent’anni mi sposai con Marco, lasciai Campiano, cominciai a fare teatro. Ho abbandonato la grande famiglia patriarcale, la mia infanzia di figlia con nome da maschio, la loro idea di bellezza. Niente di più falso. Ho creduto di abbandonare. Campiano mi ha attanagliato con la sua potenza ogni volta che soffiavo una parola, che facevo un gesto, e con questo fastidio sono iniziati i miei lavori. Campiano è quella luce che mi devasta. Per quanto non voglia averci a che fare, ogni volta resuscita e trova un buco dove infilarsi.” L’abbaglio del tempo è il romanzo vero che racconta “la bellezza affettiva d’un luogo inventato”, il libro dei segreti con cui Ermanna Montanari svela il suo, il nostro, luogo dell’anima.
partecipazione gratuita, prenotazione consigliata
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