Il 1992 è l’anno delle stragi di Cosa Nostra e della morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Un anno drammatico e cruciale, che cambia per sempre la storia dell’Italia.
Sono passati trent’anni e con questo testo l’autore ripercorre gli ultimi mesi di vita dei due magistrati palermitani.
Fatti noti e meno noti, pubblici e intimi, come le stazioni di una via crucis, per raccontare fuori dalla cronaca e lontano dalla commiserazione, la forza di quegli uomini, la loro umanità, il loro senso profondo dello Stato. Ma anche l’allegria, l’ironia, la rabbia e, soprattutto, la solitudine a cui furono condannati.
Il diario civile di due uomini, non di due eroi.
“In questo paese ricordare gli ammazzati è come andare a messa, una liturgia di verbi, di gesti recitati a memoria… E invece quei morti ci chiedono altro – dice Borsellino in una delle ultime scene – essere ricordati per come vissero, non solo per come morirono”.
É la scelta che anima questo testo teatrale.
Sottratti all’apparato celebrativo che ha fatto di loro delle icone cristallizzate, Fava ci racconta Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nella dimensione più autentica e quotidiana, che nulla toglie al senso della loro battaglia, ma li completa come esseri umani.
L’ultima estate è un mosaico di eventi, in delicato intrecciarsi di momenti ironici e amari, pubblici e intimi.
I due protagonisti, per una volta sottratti alle ritualità e alle mitologie, si interrogano e si raccontano, si confrontano tra loro e con lo spettatore, portandolo a rivivere momenti fondamentali della loro amicizia, oltre che della storia di questo Paese.
Sul palcoscenico, due attori ed elementi scenici ridotti all’essenziale, perché padrona della scena deve essere la parola. Parole recitate, confidate a un microfono, affidate ai tasti di una macchina da scrivere, riprodotte da un registratore, a volte ridotte al silenzio di fronte ai ricordi.
Un viaggio nel tempo con due guide d’eccezione e una domanda sospesa: quale parte tocca a noi, adesso?
dopo lo spettacolo
incontro con Claudio Fava
Claudio Fava giornalista, scrittore, politico, già deputato all’Assemblea Regionale Siciliana e presidente della Commissione regionale antimafia. Laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Catania, ha raccontato per i giornali e per le televisioni molti luoghi e molte guerre, dalla Sicilia che lotta contro Cosa Nostra, ai difficili processi di pace in America Latina. Scrive anche per il cinema e il teatro. È sua la sceneggiatura del film I cento passi.
Dopo l’omicidio del padre Giuseppe Fava, ucciso nel 1984 da Cosa nostra, assume la direzione de I Siciliani, giornale che si occupava di temi legati al contrasto alla mafia. Nel 1991 è tra i fondatori de La Rete insieme a Leoluca Orlando, e nello stesso anno è eletto all’Assemblea Regionale Siciliana. Dopo aver abbandonato La Rete in polemica con Orlando, aderisce ai Democratici di Sinistra ed assume la carica di segretario regionale dei DS in Sicilia. Dal 1999 al 2009 è europarlamentare nel Gruppo del Partito del Socialismo Europeo. Eletto alla Camera dei Deputati nel 2013 con Sinistra Ecologia e Libertà, passa nel 2017 a Articolo 1, il movimento politico di Luigi Bersani e Roberto Speranza.