Cosa accadrebbe se riscrivessimo la storia per le nuove generazioni e si dicesse che la guerra non è un atto necessario per l’identità di un popolo e che gli esseri umani ne hanno sempre avuto paura?
Ogni soldato, ogni combattente, ogni guerriero è stato un bambino prima di tutto che giocava tra le braccia di una madre e di un padre…
Tersite è un uomo alle prese con il tentativo di riportare in alto la propria vita ritrovandosi ossessionato dall’idea di smascherare il “mito dell’eroe classico” durante la guerra di Troia.
Scrive per il desiderio di raccontare la sua verità: la storia non è come la raccontano gli eroi e le virtù classiche delle figure omeriche come la forza, la bellezza e la ferocia non gli appartengono…
La pièce esplora temi di grande attualità come la vergogna nel sentirsi inadeguati e la ricerca della propria identità in un mondo dominato dalla violenza e dall’idea di perfezione.
Ne emerge un ritratto avvincente di un individuo che lotta contro sé stesso e contro le aspettative sociali, offrendo una riflessione profonda sul concetto stesso di eroismo e sulla complessità dell’identità personale.
Un lungo flusso di coscienza dove la condanna feroce della brutalità della guerra si contrappone alla ricerca della verità attraverso i suoi scritti che diventano un personale momento di redenzione, capace di porre l’attenzione sul fatto che la storia può avere una narrazione diversa, non sempre da parte degli eroi!
a seguire
proiezione del cortometraggio
A Guerra Finita di Simone Massi (4minuti)
e incontro con gli artisti.
Simone Massi (Pergola, 1970) è uno dei maggiori autori italiani di cinema d’animazione indipendente. Dopo gli studi all’Istituto Statale d’Arte di Urbino, ha sviluppato un linguaggio personale fatto di segni incisi, grafite e pastelli graffiati su carta: una tecnica che trasforma la memoria in materia visiva. I suoi cortometraggi – più di venti, realizzati interamente a mano – hanno vinto oltre novecento premi in tutto il mondo. A guerra finita (2022) è un cortometraggio di animazione poetica e civile. In pochi minuti, Massi condensa la sua riflessione sulla guerra e sulla fragilità umana: figure evanescenti, terre bruciate e cieli in movimento raccontano la memoria dei vinti, dei silenzi, del ritorno impossibile. Come in tutta la sua opera, il tempo sembra scolpito nel segno, e il gesto del disegno diventa atto di resistenza.