Le fiabe appartengono a tutte e tutti, sono “notizie vecchie” che non smettono di essere attuali, libri, per dirla con Calvino, che «non smettono di dire quel che hanno da dire». Per questo mettere in scena “I tre porcellini” oggi, farlo di fronte agli interlocutori più piccoli e più preziosi, ha un senso profondo, ed è una sfida avvincente.
333 porcellini sarà una nuova narrazione della fiaba tradizionale, condotta con amore per il racconto che ha incantato le nostre infanzie, ma senza nostalgia. Questo re-telling esplorerà alcuni degli elementi simbolici che la fiaba ci propone, quel nucleo poetico che le poche parole del racconto, ben setacciate dalla tradizione, ancora trasmettono.
I porcellini sono piccoli, mentre il lupo è grande.
I porcellini sono tanti, il lupo è uno solo.
I porcellini agiscono per tentativi, il lupo per ripetizione: mentre loro costruiscono, falliscono, riprovano, lui soffia e soffia, bussa e bussa, annuncia e ripete.
A partire da questi elementi, alla maniera di Gianni Rodari, è possibile portare il racconto fiabesco nella contemporaneità, senza perdere la sua magia. In questa narrazione, il grande lupo cattivo ci offre uno specchio in cui guardarci: una società adulta che, con la sua routine minacciosa, rischia di buttare giù ogni cosa, a partire dalle case dei più fragili. I porcellini, piccole creature che parlano, si aiutano e resistono al vento lupesco, ci sembrano un’umanità nuova, una società futura, fatta di bambine e bambini pronte e pronti a darsi una mano. Questo racconto, questa messa in scena, nasce per celebrare e coltivare il loro sguardo partecipe, la loro curiosità, la naturale propensione a prendersi cura di quello che li circonda.
In questa messa in scena sarà possibile sentire l’eco di temi al centro del dibattito odierno: il cambiamento climatico, la perdita della casa e il valore dell’accoglienza. Se le parole e i gesti mostrati in scena saranno quelli della fiaba, semplice e poetica, il messaggio, approfondito nei materiali di corredo, riguarderà tutte e tutti, e parlerà – con le bambine e i bambini, e attraverso il loro coinvolgimento nel racconto – alle persone adulte presenti, perché siano anche loro un po’ più piccoli porcellini, e un po’ meno grandi lupi cattivi.
Un titolo, un gioco, molto serio
La cifra “333” propone un gioco di moltiplicazione dei numeri originali della fiaba. Le fiabe ci hanno abituato a cogliere il valore simbolico e poetico dei numeri: i nani sono ricordabili perché sono sette, i desideri concessi da pesci e fate generalmente sono tre, i premi o le fatiche sono ancora sette, oppure dieci, oppure cento. Si tratta chiaramente di numeri ideali, figure retoriche, strumenti per ricordare meglio. La cifra 333 però è un numero preciso, reale, fin troppo. È un numero che nasce dalla lettura dei più recenti report pubblicati da Unicef sulla situazione dei minori del mondo. Trecentotrentatre sono le bambine e i bambini che ogni mezz’ora (la durata ipotetica della performance teatrale) sono costretti a lasciare le proprie case per eventi legati alla crisi climatica. Hanno visto la loro casa essere spazzata via, essere travolta, allagata, incendiata. La cifra calcolata da Unicef è di 431 milioni di minori sfollati negli ultimi 6 anni, una media di 20.000 bambine bambini al giorno. Spiega il documento redatto nell’ottobre 2023: «Molti bambini devono abbandonare la loro abitazione più di una volta, e alcuni di loro non torneranno mai a casa. La crisi climatica ha portato il caos nella loro vita, e la crisi sta peggiorando. Intanto, le emissioni continuano ad aumentare» Intanto – riprendiamo la parola – siamo noi a fare quelle emissioni. Quel lupo cattivo, che soffia e soffia, siamo noi. Raccontare un altro modo di vivere, raccontare i porcellini, è un gesto che offre parole e immagini per un percorso diverso, un nuovo patto, per porcellini e lupi, bambini e adulti.