Un distinto signore con uno strano naso d’argento che lo rende inquietante e strano, attira al suo castello tre giovani, figlie di una povera lavandaia, che lo seguono, una dopo l’altra, con il miraggio di cambiar vita. Il solo scopo di Naso d’Argento è soggiogarle per nutrirsi della loro vitalità, lui così anemico e solo. Ma qualcosa non va secondo i suoi piani. L’incontro con Lucia, una delle giovani, lo “tocca” emotivamente e profondamente. E Lucia, d’altra parte, forte della sua “normalità” ed accoglienza, può avvicinarsi al ghiaccio e non soccombere?
Come in tutte le fiabe, la più giovane e furba delle tre figlie riuscirà a togliersi dai guai da sola, senza aspettare nessun intervento salvifico dall’esterno, liberando se stessa e le sorelle.
Lo spettacolo è ispirato ad una fiaba popolare di tradizioni orali, Naso d’Argento, ripresa anche da Italo Calvino in “Fiabe Italiane”, ma fa sue le atmosfere misteriose di Nosferatu, capolavoro del regista tedesco Murnau, 1922. Accoglie inoltre le suggestioni espressioniste de’ Il gabinetto del dottor Caligari, di R. Wiene, 1920, nel disegno scenografico dalle linee distorte, nel bianco e nero dei costumi, nelle luci contrastate, nelle didascalie da cinema muto. Non mancano rimandi al Frankenstein Junior di Mel Brooks.