GAME OVER è uno spettacolo per bambini sulla paura di affrontare la fine delle cose (grandi e piccole) e sulla difficoltà di finire quello che stiamo facendo (i compiti e i giochi, le partite a carte o a pallone, le serie tv che ci piacciono, i libri e le conversazioni). Mette in scena un personaggio teneramente spaventato da ogni conclusione, e della sua avventura in un luogo fiabesco e moderno insieme: la Fabbrica delle Fini. Nelle sue vaste e misteriose stanze si producono tutte le conclusioni che ogni giorno vengono consumate nel mondo. La presidentessa, la Signorina Effe, dirige in modo inflessibile i suoi dipendenti, cercando sempre nuovi modi per aumentare la produzione, e il consumo, di fini grandi e piccole. E quando Alice (è questo il nome della nostra protagonista) inizia a muovere i primi passi in questa fabbrica, due diverse visioni della vita iniziano a scontrarsi. Chi vuole finire tutto e chi non vuole finire nulla, chi ha bisogno di definire, chiudere, archiviare, e chi vuole lasciare tutte le porte aperte. Tra lieti fine e finali a effetto, ultime parole famose e titoli di coda, coperchi, tappi di dentifricio e francobolli, va in scena l’ambivalenza e la fragilità di ognuno di noi, bambini e adulti, di fronte a quel mistero che è la fine.
Temi e Motivazioni
Il mondo moderno sembra aver dichiarato guerra alla parola “FINE”. Cosa sono le chat se non conversazioni infinite? Siamo sempre in attesa di un nuovo contenuto sui nostri smartphone, di un nuovo aggiornamento. Anche le storie, oggi, si rifiutano di sparire: sequel, remake, reboot, revival, cover, prequel, making of, sono parole magiche che usiamo per non dover chiudere (sul serio) nessun film, nessun libro, nessuna narrazione. Ma è nei videogame che il nostro “tempo senza fine” ha il suo emblema più sensazionale. Ogni partita si chiude con due parole. “GAME OVER”. Quelle parole ci dicono l’esatto contrario di quello che significano: ripetono che il gioco non è finito, che i morti non sono morti, che è tutto pronto per una nuova partita. Anche noi siamo pronti. E allora, cominciamo! Con uno spettacolo vivace e surreale, vogliamo portare in scena una riflessione su un tema che riguarda tutti, ma soprattutto le nuove generazioni. Il nostro rapporto con la Fine.