Venere / Adone è uno spettacolo che parla di fatti dell’amore, della natura umana e dell’incapacità di stare con disinvoltura nel proprio.
È, questo, un lavoro che parla a tutti, ma che è necessario che incontri soprattutto un pubblico di adolescenti.
Ho scelto di partire da un poemetto: “Venere e Adone” di William Shakespeare – io ci ho messo lo slash perché sono fermamente convinto che entrambi convivano in ognuno di noi – per presentare l’archetipo dell’amore incompiuto attraverso l’elevazione lirica e vertiginosa del bardo per, poi, lanciarmi da quelle altezze per precipitare in una storia d’amore, altrettanto incompiuta, tra due comunissimi esse viventi dello stesso sesso.
Ho voluto raccontare il cortocircuito – tutto personale – dei primi momenti, la ricerca della verità, la difficoltà di spiegarsi, la fatica della lotta interna, il senso di incompiutezza ed il dolore che il desiderio inespresso genera.
Parla dunque, questo lavoro, di quella condizione che pone ogni essere umano, che si trova a dover gestire i primi tormenti dell’amore, su quella stretta linea di confine tra l’essere e il sentire su cui è necessario trovare un proprio punto di equilibrio in cui stare.
Ogni adolescente, credo, abbia la propria condizione di confine e credi sia necessario parlarne.
Io voglio farlo a teatro.
«Crediamo che la sua collocazione ideale sia quella che lo pone di fronte a un pubblico giovane che tende a leggere una messa in scena per empatia e immedesimazione, preferendo la realtà, o quella che sembra tale, all’artificio». Nicola Viesti, Corriere del Mezzogiorno