“Il testo nasce da un fatto vero: io cerco sempre di fare cose che nascono da fatti che mi riguardano e tanti anni fa mia madre lavorava per una catena di negozi di sport, dove il sabato praticamente tutti quelli che entravano venivano solo a rubare e nessuno comprava niente. Da questo fatto ho scritto questo testo che parla del consumismo, del capitalismo e anche del ruolo delle persone giovani che hanno poca voce”.
Babilonia Teatri incontra una scrittura affine al suo modo di guardare il mondo e di raccontarne le sue contraddizioni.
Una modalità che non fa sconti a nessuno e che non sale in cattedra per dividere i buoni dai cattivi, ma affonda mani e piedi nei paradossi che ci circondano e che incarniamo.
Lo spettacolo vedrà in scena l’autore del testo che, entrando e uscendo dalla narrazione della vicenda, giocherà con la sua creatura mettendone a nudo i meccanismi e sovrapponendo allo svolgersi dei fatti la sua biografia e le sue riflessioni.
La narrazione procederà a singhiozzo, in modo frammentato e prenderà forma sia attraverso la voce degli attori sia attraverso la costruzione di immagini e azioni sceniche in grado di fare da contraltare al racconto verbale.
Ok boomer racconta il sabato pomeriggio in un negozio di articoli sportivi di un centro commerciale, dove ladruncoli di ogni genere prendono d’assalto tutto ciò che gli capita a tiro.
Un ragazzino, beccato a rubare un paio di Nike Air, porta accidentalmente alla luce una realtà ben più torbida che si cela nel seminterrato del negozio: un laboratorio dove lavorano persone sfruttate ridotte in schiavitù.
Un manipolo di eroi improvvisati cerca disperatamente di salvarli, ma solo per salvare sé stessi e le proprie esistenze mediocri.
Una finta lotta al capitale, un rimpallo di colpe tra boomers che immancabilmente scaricano la responsabilità del loro ennesimo fallimento sul ragazzino adolescente.