C’è un detto nell’Amazzonia peruviana e non solo là: pueblo chico, infierno grande. Il narratore di questo inferno si chiama Mr Ninja, è il giardiniere più veloce del West, non c’è nessuno che taglia le siepi dritte come lui. Aspetta il fine settimana per sballarsi di qualsiasi cosa, ogni sera gira in macchina perché non riesce a stare a casa con la sua famiglia, che odia. È attraverso i suoi occhi che vediamo Col Angeles, un piccolo paese turistico con delle manie di grandezza e dei vuoti di solitudine invernali come buchi neri. Oltre a Mr Ninja, ci vivono i suoi amici Canguro Fumoso e Toto, e poi c’è la fabbrica di salumi Tigrini, dove vanno a lavorare i disperati, i migranti e quelli “che hanno fatto troppa festa”. Tutto viene evocato da sei attori in scena in un cerchio di sedie, forse alcolisti anonimi, forse una comunità di recupero per tossicodipendenti, forse una galera, forse l’inferno stesso, forse tutte queste cose insieme.