Giuliana Musso incontra il romanzo di Maurizio Torchio Cattivi, e sceglie, per dare voce al protagonista di questa storia, l’attore e doppiatore Tommaso Banfi. Il protagonista della storia è un detenuto condannato all’ergastolo e “dimenticato” nella cella di isolamento. Una scrittura tesa e sospesa, una voce che ascolta mentre dice, che, a volte, abdica senza resistenza al silenzio e che diventa gesto, sospiro, sguardo.
“Ho paura. Mi vergogno a dirlo. Non lo dicessi, però, mi vergognerei di più. Ho paura perché ho speranza. Perché, assurdamente, sento di avere ancora qualcosa da perdere.”
Il testo di questo monologo, che nasce dal secondo romanzo di Maurizio Torchio, edito da Einaudi nel 2015, ha per protagonista un detenuto condannato all’ergastolo e “dimenticato” nella cella di isolamento di un carcere-isola.
Un racconto a tratti lirico, come quando osserva dall’alto il mondo-carcere o il tempo immobile dell’isolamento, a tratti essenziale e semplice come l’umanità resiliente del protagonista. La vita prima, la vita dopo, l’istante del crimine che segna l’intera esistenza, la nudità della propria colpa, la violenza dell’istituzione, infine, anche, una vittima in un colpevole. La poesia si annida nei dettagli degli eventi, nei particolari dove la vita del carcere si raccoglie. La forza poetica di questo monologo sta anche nella recitazione di Tommaso Banfi: sorprendentemente organica, umida, rotta, arresa, così tecnicamente sofisticata da far scomparire l’attore e dimenticare ogni teatralità.
O forse chissà… la più dolce poesia sarà ciò che avverrà alla fine dello spettacolo: quello che noi, dopo essere stati vicini a questo cattivo uomo, scopriremo nei nostri cuori.