Una serata fuori dagli schemi, in cui tornare semplicemente ad ascoltare una storia.
Canto di Natale è una delle opere più famose di Charles Dickens, pubblicata nel 1843. Un romanzo in cui l’aspetto gotico e fantastico non nasconde l’impegno di critica umana e sociale che si ritrova in molti dei libri che Dickens dedica alle disuguaglianze sociali, allo sfruttamento minorile, all’analfabetismo.
Rileggerlo oggi significa ritrovare dietro l’apparente morale e l’invito alla bontà natalizia, l’importante invito ad uscire dalla prigione dell’egoismo. Ad aprirsi alla possibilità vedere ed ascoltare gli altri, dai familiari, a chi accompagna la nostra vita, ad un ragazzo incontrato per caso.
Ebenezer Scrooge rifiuta di celebrare le feste, che per lui rappresentano un’inutile interruzione del lavoro e distolgono le persone dall’unica attività che abbia senso, lavorare per guadagnare. Ma nella notte di Natale si ritrova solo, alle prese con i suoi fantasmi. Si rivede bambino a scuola e assiste alla semplicità di chi riesce a godersi la festa, e alla finesi trova al proprio triste funerale. I sogni sono così verosimili che quando si sveglia, al mattino, la sua visione del mondo è cambiata ed egli può finalmente aprirsi all’incontro con le persone che gli stanno intorno.
La lettura scenica a quattro voci ruota intorno al personaggio di Scrooge letto da Carlo Presotto mentre gli altri attori danno voce via via ai personaggi dei tre Natali, presente passato e futuro, e di tutti gli altri personaggi che accompagneranno il vecchio dal carattere arido ed avaro a rileggere la propria vita.
Le letture teatrali di Charles Dickens, note in lingua originale anche come Public Readings, sono una raccolta di testi interpretati in pubblico dallo stesso autore a partire dal 1858. Dickens pensa a una forma di teatro innovativa, un teatro non-teatro, una lettura recitata più che una recita. Tra questi testi uno dei più famosi è “A Christmas Carol”, tratto dall’omonimo racconto pubblicato nel 1843. La storia di Ebenezer Scrooge va in scena il 15 Marzo del 1870.
Lo spettacolo si ispira a questa tradizione, moltiplicando a quattro le voci dei lettori, che pur in abiti vittoriani non interpretano direttamente i personaggi del racconto, ma ne leggono la vicenda. Una proposta originale che rinuncia al dominio della visione e dell’azione per proporre una partitura sonora accompagnata dalle musiche di A Ceremony of Carols di Benjamin Britten.