Le fiabe appartengono a tutte e tutti, sono “notizie vecchie” che non smettono di essere attuali, libri, per dirla con Calvino, che «non smettono di dire quel che hanno da dire». Per questo mettere in scena “I tre porcellini” oggi, farlo di fronte agli interlocutori più piccoli e più preziosi, ha un senso profondo, ed è una sfida avvincente.
333 porcellini è una nuova narrazione della fiaba tradizionale, condotta con amore per il racconto che ha incantato le nostre infanzie, ma senza nostalgia. A partire dagli elementi resistenti della fiaba è possibile, alla maniera di Gianni Rodari, portare il racconto fiabesco nella contemporaneità, senza perdere la sua magia. In questa narrazione, il grande lupo cattivo ci offre uno specchio in cui guardarci: una società adulta che, con la sua routine minacciosa, rischia di buttare giù ogni cosa, a partire dalle case dei più fragili. I porcellini, piccole creature che parlano, si aiutano e resistono al vento lupesco, assomigliano a un’umanità nuova, una società futura, fatta di bambine e bambini pronte e pronti a darsi una mano. Questo racconto, questa messa in scena, nasce per celebrare e coltivare il loro sguardo partecipe, la loro curiosità, la naturale propensione a prendersi cura di quello che li circonda.
In questa messa in scena sarà possibile sentire l’eco di temi al centro del dibattito odierno: la perdita della casa, lo smarrimento degli sfollati e il valore dell’accoglienza. Se le parole e i gesti mostrati in scena saranno quelli della fiaba, semplice e poetica, il messaggio riguarderà tutte e tutti: parlerà a bambine e bambini ma anche alle persone adulte presenti, perché siano un po’ più piccoli porcellini, e un po’ meno grandi lupi cattivi.