In “Ti ho vista ieri”, si aprono uno dopo l’altro i sipari che Patrizia Laquidara disegna con la voce raccontando il tempo avvincente di un’infanzia dai contorni magici e misteriosi.
Il pubblico è da subito coinvolto in una sorta di viaggio di formazione, attraverso una visione lucidamente attonita del reale che tiene per mano lo spettatore in un’ora e mezza di performance a più registri espressivi: dai trasognati toni fanciulleschi alla dimensione femminile più intima ed emozionante in cui si incontrano un pappagallo irriverente che fischia brutte parole, la figura tenera e inquietante del medium detto Nino degli spiriti, le voci dei pescatori al mercato di Catania, la mucca di plastica Carolina vinta coi punti premio Invernizzi, l’emozione di una gita a Murano “l’isola dove si forgia il vetro con il fuoco”… le parole e i personaggi dei racconti, che stimolano empatia e immedesimazione, provengono dalle pagine del suo romanzo omonimo (Neri Pozza).
Attraverso l’evocazione di scene e personaggi da una preziosa galleria personale, si genera l’atmosfera liquida e multiforme di un’Italia attraversata da Nord a Sud (e viceversa), un Paese antico e moderno, un’umanità da trattenere in un ricordo vivo, sonoro, che tiene insieme geografia e speranze. Un humus buono, necessario per ogni ricostruzione.
La leggerezza sensuale, carnosa e insieme eterea pensata per la narrazione, s’intreccia con il suono di una chitarra agile, pronta a seguire l’artista nelle sue vertiginose evoluzioni vocali, nell’interazione fra repertorio personale (che l’ha resa celebre al pubblico come cantautrice), influenze del sincretismo sudamericano, suggestioni della musica popolare e la più raffinata canzone d’autore italiana e straniera.
“Ti ho vista ieri”, nel suo impianto da realismo magico, offre sorrisi e brividi e fin dal primo brano, a bordo di una piccola vettura gialla stracolma di bagagli che scivola giù per la penisola alla fine degli anni ’70 con aria di festa e trasgressione, prepara il pubblico a ricevere come in un’iniziazione collettiva una voce nuda e temeraria: il canto affilato che Patrizia Laquidara spinge fin dentro ai cuori con il suo ipnotico racconto in musica e parole.