Mbira

Aldes / Roberto Castello

Ven 31 Marzo 2023, 21:00
Info

regia e coreografia Roberto Castello
musica ed esecuzione Zam Moustapha Dembélé, Marco Zanotti
testi Renato Sarti e Roberto Castello
con la preziosa collaborazione di Andrea Cosentino
danza e voce Giselda Ranieri, Ilenia Romano / Susannah Hieme
produzione ALDES / Teatro della Cooperativa

finalista Premio UBU 2019 – miglior spettacolo di danza

Quanto ha contribuito l’Africa a renderci quelli che siamo? Per molti secoli europei e arabi hanno esplorato, colonizzato e convertito ogni angolo del pianeta. Oggi tante culture sono perdute e quella occidentale è diventata per molti versi il riferimento universale. Impossibile dire se sia un bene o un male o sapere se i colonizzati prima della colonizzazione fossero più o meno felici. Sta di fatto che il mondo è sempre più piccolo e meno vario, pieno di televisioni che trasmettono gli stessi programmi e di negozi identici che vendono prodotti identici dalla Groenlandia alla Terra del Fuoco, dalla California, a Madrid, a Riyad a Tokio.

Mbira è il nome di uno strumento musicale dello Zimbabwe ma anche il nome della musica tradizionale che con questo strumento si produce, e ‘bira’ – quindi non proprio esattamente mbira – è anche il nome di una importante festa della tradizione del popolo shona, una delle principali etnie dello Zimbabwe, in cui si canta e balla al suono della mbira.

Mbira è un concerto di danza e musica dal vivo, che vede in scena due danzatrici e due musicisti, pensato sia per i teatri che per spazi all’aperto, che accompagna il pubblico tra gioco, ritmi empatici e virtuosismi.

A intercalare danze e musiche, brevi presentazioni che, partendo dalla struttura compositiva dei singoli brani, racconteranno di come, in particolare nelle arti performative, le forme siano sempre espressione di precisi modelli sociali e valoriali e di quanto il rapporto fra partitura ed esecuzione, fra autore e interprete, sia sempre espressione di una precisa visione del mondo.

Un concerto per due danzatrici, due musicisti e un regista che – utilizzando musica, danza e parola – si intreccia sul complesso rapporto fra la nostra cultura e quella africana

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