50 minuti di ritardo rievoca un’esperienza realmente accaduta a un membro della compagnia su un aereo diretto da Mykonos a Venezia. La partenza fu ritardata di 50 minuti a causa della presenza a bordo di due profughi di circa sessant’anni travestiti da turisti. Solo dopo che furono fatti scendere l’aereo poté decollare. Nessuno dei passeggeri fece nulla.
Il protagonista della scena è un grande schermo, una finestra-specchio che permette a performer e spettatori di affacciarsi e interagire con il mondo online e dei social. I performer sono insieme al pubblico, coinvolti nella stessa visione. Un timer digitale scandisce la durata di ogni esperienza. Questi sono “i minuti di ritardo” in cui gli spettatori vengono sottratti al tempo del mondo, per sentirsi parte di una comunità teatrale che pensa, ride e distrae se stessa. 50 minuti per ingannare il tempo insieme, in un cortocircuito continuo tra comunità teatrale e comunità dei social network.